Il sole del Bangladesh

Quanto a emissioni di anidride carbonica, la responsabilità pro capite dei contadini del Bangladesh è ridottissima: inversamente proporzionale ai danni che il riscaldamento climatico fa cadere laggiù.

Ma l’energia solare sostituisce le lampade al kerosene facendo risparmiare fino a 375 kg di anidride carbonica e l’equivalente di sei dollari al mese. Ci sono poi i benefici sanitari: evitano di respirare il fumo del combustibile fossile e i rischi di scottature anche gravi.

L´organizzazione Grameen Shakti (shakti significa energia in bengali) creata nel 1996 nell´ambito della famosa Grameen Bank la banca dei poveri lavora con crediti a basso tasso di interesse, tanto che basta il risparmio di kerosene per ripagarli.

Nel Bangladesh rurale dove non c’è rete elettrica è stata costruita una rete capillare di 390 unità di villaggio e sono già stati installati oltre 110.000 sistemi solari domestici.

Tramite una rete di centri gestiti da donne ingegneri, si formano altre donne nei villaggi che operano come tecniche.

Sette i centri, i cui computer sono alimentati con il fotovoltaico, duemila le donne formate che hanno ricevuto in dotazione l´attrezzatura per riparare gli impianti nelle loro aree e fabbricare gli accessori necessari. Oltre che all’uso domestico, l´elettricità serve ad alimentare ambulatori rurali, scuole, batterie dei cellulari (un mezzo di comunicazione in luoghi dove la rete fissa non è arrivata), e piccole attività economiche soprattutto femminili, favorite dalla possibilità di avere qualche luce di ora in più.

Fonte: Il Manifesto

Sintesi di un articolo di Marinella Correggia