Puntualmente in primavera si riapre la caccia alle foche con un bilancio complessivo di 900 mila esemplari abbattuti ogni anno. Il tutto per ottenere cappelli, guanti, cosmetici e oli, tutti prodotti che da ieri si ritrovano però con meno sbocchi commerciali. Infatti il Parlamento europeo, chiudendo un processo legislativo lungo un anno, ha imposto il blocco all’importazione dei derivati da questi mammiferi marini. Ieri il voto finale a Strasburgo: 550 favorevoli, 49 contrari e 41 astenuti, praticamente un plebiscito che trasforma in legge l’accordo siglato il 22 aprile tra lo stesso Parlamento europeo e i 27 stati membri. Il bando entrerà definitivamente in vigore tra circa un anno e prevede che ogni paese della Ue stabilisca delle sanzioni per chi viola lo stop a pelli e carni, con un’unica doppia eccezione che riguarda le foche cacciate dagli inuit e quelle abbattute per preservare l’equilibrio delle risorse ittiche che comunque non potranno essere commercializzate.
Da un articolo di Alberto D’Argenzio sul quotidiano “Il manifesto“ del 6 maggio 2009